Il Loop, una delle migliori metodologie di allenamento dinamico

Una delle cose che non mi piace proprio, che odio visceralmente è la mancanza di dinamismo. Lo vedevo quando praticavo e insegnavo jujitsu e lo vedo ancora oggi quando insegno karate.

Quando si fanno le applicazioni tecniche nelle arti marziali, c’è un problema che vedo spesso. Lo notavo quando insegnavo jujitsu e lo vedo ancora oggi nel karate o agli stage con altri maestri.

Il problema? La mancanza di dinamismo.

Lo schema statico tradizionale

Cosa succede di solito? C’è un UK (l’attaccante) e un Tori (il difensore). UK è il “cattivo” che attacca, e Tori è chi si difende.

Il copione è sempre lo stesso:

  • Uke attacca con un pugno
  • Tori para e risponde
  • Fine dell’azione

A questo punto tutti tornano ai posti di partenza. O UK ripete l’attacco, o i ruoli si invertono. Come vedi, è tutto molto statico.

Il contrasto con la realtà

Ma in una situazione reale, la staticità non esiste. Tutto è in continuo movimento. Tutto fluisce senza pause.

Non allenarsi a questo tipo di situazione crea un grosso problema. Se mai dovessimo trovarci in un vero confronto, sarebbe uno shock. Non sapremmo gestirlo.

Una soluzione dinamica

Come possiamo risolvere questo problema? Con una metodologia di allenamento chiamata “loop”.

Come suggerisce il nome, prevede un allenamento continuativo dove non ci si ferma mai per un certo periodo di tempo. È un metodo che i miei allievi trovano molto divertente e che piace a tutti quando lo presento nei seminari.

Ho deciso di condividere questa metodologia con te proprio per superare il problema della staticità.

La metodologia di allenamento a loop

La metodologia di allenamento a loop è stata ideata per creare dinamismo, per iniziare a dare l’idea ai ragazzi di quello che può essere una situazione continuativa dove non c’è un attimo di stop, non c’è la possibilità di prendere fiato.

La metodologia di allenamento a loop

Oggi voglio presentarti Urban Budo, una metodologia di jiujitsu moderna che ho creato per aiutare le persone a riconoscere, prevenire e reagire in caso di violenza. Con l’aiuto del mio prezioso assistente Andre, ti mostrerò la metodologia di allenamento a loop.

Come funziona l’allenamento a loop

Per iniziare, hai bisogno di una sequenza tecnica da allenare. Puoi scegliere quella che ti piace di più. Il bello di questo metodo è che lo puoi usare in qualsiasi disciplina marziale:

  • Box
  • Karate
  • Jiujitsu
  • Brazilian Jiujitsu
  • Taekwondo
  • Kali
  • O qualsiasi altra arte marziale

Un esempio pratico

Per mostrarti come funziona, abbiamo scelto una sequenza molto semplice che puoi provare anche tu a casa:

  1. Kizami (pugno diretto)
  2. Gomito di sfondamento
  3. Spallata e afferro
  4. Morot gari (o Double leg)

La differenza con l’approccio tradizionale

In un’applicazione tradizionale, cosa succederebbe dopo aver completato questa sequenza?

Il partner si alza e a questo punto o parte lui (se lavoriamo a ping pong) oppure ripeto io la stessa sequenza. Questo approccio va benissimo se vogliamo imparare una nuova tecnica o soluzione tecnica.

Ma se vogliamo allenarci a un contesto più realistico e caotico, questo metodo non è sufficiente.

Il vantaggio del loop

Nel metodo a loop, dopo aver completato la sequenza, manteniamo l’avversario ingaggiato e ripartiamo subito. Non c’è pausa, non c’è momento di respiro.

Iniziamo con la nostra sequenza pulita (diretto, gomitata di sfondamento, ecc.), ma poi, con la pratica, l’esecuzione diventa più “sporca” e realistica. Questo ci prepara meglio alle situazioni reali dove nulla è perfetto e prevedibile.

Questo tipo di allenamento continuo crea il dinamismo che manca negli approcci tradizionali e rende la pratica molto più divertente e coinvolgente per tutti gli allievi.

Implementazione pratica e benefici

L’obiettivo non è la pulizia tecnica, l’obiettivo è creare una situazione caotica sotto stress dove via via anche la tecnica si va a perdere.

Implementazione pratica e benefici

Vediamo ora come mettere in pratica questo metodo di allenamento con l’aiuto del mio assistente Andrea.

Come mantenere l’avversario ingaggiato

Dopo aver eseguito il morot gari (la presa alle gambe), devo tenere Andrea ingaggiato. Perché? Perché non voglio che si alzi con facilità.

Ecco i passi:

  1. Porto giù l’avversario con il morot gari
  2. Lo mantengo ingaggiato dandogli degli stimoli
  3. Questi stimoli non servono per fargli male, ma solo per tenere alta la sua attenzione
  4. Lo faccio lavorare mentre si rialza

Creare il loop continuo

Quando Andrea torna in piedi, parte subito senza pause. Si crea così un loop, un cerchio continuo di azione.

Andrea ha due scelte:

  • Se è troppo vicino, chiude la distanza in modo anche “sporco”
  • Se gli è più comodo, parte con una spinta e poi collega tutto

L’importante è che a un certo punto arrivi a dare:

  1. Gomito di sfondamento
  2. Spallata
  3. Morot gari (presa alle gambe)
  4. Mi fa lavorare mentre mi rialzo

Io mi rialzo coprendomi, torno in piedi e riparto con la stessa sequenza: gomito di sfondamento, spallata, lo faccio lavorare, e così via.

Come la tecnica si “sporca” col tempo

Come potete notare, man mano che andiamo avanti, la tecnica inizia a sporcarsi. Ma questo è esattamente ciò che vogliamo!

L’obiettivo non è la pulizia tecnica. L’obiettivo è creare una situazione caotica sotto stress dove, col passare del tempo, anche la tecnica si perde. Questo rende l’allenamento molto più realistico.

Come strutturare l’allenamento

Questa metodologia può essere usata in due modi:

  • A ripetizioni
  • A tempo

Io di solito preferisco farla a tempo. Più voglio creare stress (sia tecnico che metabolico) nei ragazzi, più allungo il tempo.

Consigli per iniziare

Il mio suggerimento è di iniziare con tempi brevi e poi aumentare gradualmente:

  • Parti da 30 secondi
  • Aumenta di 15 secondi alla volta
  • Arriva a 1 minuto o 1 minuto e mezzo

Quindi segui questa progressione: 30 secondi → 45 secondi → 60 secondi → 75 secondi → 90 secondi.

Se vuoi una sfida maggiore, puoi provare a spingere fino a 2 minuti. Alcuni dei miei allievi ce l’hanno fatta!

Varianti con i Focus

La stessa metodologia si può usare anche con i Focus, con due varianti:

  1. La persona che fa l’applicazione continua ad applicare per tutto il tempo
  2. Ogni volta che finisce l’applicazione, si fa un cambio Focus veloce

Il cambio Focus veloce è molto “sfizioso” perché mantiene sempre alta l’attenzione. Trasforma quello che potrebbe sembrare una perdita di tempo in una parte integrante dell’azione dinamica.

Ora tocca a te

Prendi appunti, valuta ciò che ti interessa e prova queste metodologie nella tua palestra, con i tuoi allievi nella tua disciplina.

E poi fammi sapere com’è andata.

Ricorda se hai domande o dubbi, puoi scrivermi a eugenio@urbanbudo.it

Alla prossima e buona pratica

Chi è Eugenio Credidio?

Eugenio Credidio

Eugenio Credidio

Pratico karate da quando avevo 7 anni e studio difesa personale da quando il Krav Maga non esisteva ancora.

Sono uno di quelli che ha il terrore di trovarsi in una situazione pericolosa, violenta e brutale come un’aggressione in strada.

Per questo ho iniziato a studiare ossessivamente la violenza: perché mi fa paura e volevo imparare a riconoscerla, prevenirla, evitarla e combatterla.

Da bambino e da ragazzo ho vissuto sulla mia pelle l’incubo del bullismo e so cosa significa aver paura, sentirsi insicuri, inermi.

Negli anni ho studiato e insegnato karate, ju jitsu tradizionale, close combat e KFM.

Nel 2012 ho ideato i metodo di difesa personale Donna Sicura® e Urban Budo®. Quest ultimo è stato riconosciuto dal CONI nel 2019.

Attualmente gestisco il Dojo Shin Sui di Alessandria.

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