Imparare a proteggersi è una delle cose più complicate che ci siano in uno sport da combattimento o nella difesa personale perché? Perché se sei agli inizi di questa pratica hai paura non ti senti sicuro hai timore che tu venga colpito e magari anche in maniera forte quindi hai timore che ti venga fatto del male.
Quando inizi a praticare uno sport da combattimento o difesa personale, ti trovi subito di fronte a una sfida: la paura di essere colpito.
È una cosa del tutto normale. Chi non avrebbe timore di ricevere un colpo? Questo timore ti fa sentire poco sicuro. Hai paura che qualcuno ti colpisca forte e ti faccia male.
Non sei solo in questa sensazione. Tutti quelli che iniziano queste discipline provano lo stesso. È una parte comune del percorso di apprendimento.
Per chi insegna, però, questa paura è una vera sfida. Gli allievi che non riescono a superare questo timore iniziale spesso si bloccano. Restano “incatramati”, come mi piace dire. Non riescono ad andare avanti nel loro percorso di crescita.
La paura di essere colpiti diventa così un vero ostacolo. Blocca il tuo sviluppo e ti impedisce di imparare le tecniche in modo efficace.
Ma non preoccuparti. Nei prossimi paragrafi ti spiegherò come affrontare questa paura e superarla, per diventare più sicuro nella tua pratica.
L’importanza di una base solida nella protezione

Se vuoi andare avanti nella tua pratica di arti marziali o difesa personale, devi prima imparare a proteggerti bene. Questo crea una base solida su cui costruire tutto il resto.
Avere sicurezza nel proteggersi ti permette di avere sicurezza poi in tutto il resto perché qualunque cosa possa avvenire in esercizi sotto stress, in simulazione o anche in una situazione reale tu sai comunque che sei in grado di proteggerti, di evitare troppi danni e questo ti mette in una sorta di serenità.
Pensa a cosa succede quando ti senti sicuro di poterti proteggere. Ti muovi con più calma. Non hai panico. Sei pronto a gestire qualsiasi situazione, che sia un esercizio in palestra o, in casi estremi, una situazione reale.
Questa sicurezza ti dà una pace mentale che non ha prezzo. Sai che, anche se le cose si mettono male, puoi evitare di farti troppo male. È come avere un’assicurazione personale che ti porta serenità.
Come superare le difficoltà iniziali
Non preoccuparti se trovi difficile guadagnare sicurezza in questa competenza. È normale. Tutti passano per questa fase.
Ho sviluppato un esercizio apposta per aiutarti a superare questo ostacolo. Si chiama “Protezione estrema” ed è molto efficace. Se sei un insegnante, puoi tranquillamente usarlo con i tuoi allievi.
Questo esercizio mi ha aiutato con tantissimi studenti che faticavano proprio come te. Li ha aiutati a salire questo gradino importante nel loro percorso di apprendimento.
Nei prossimi paragrafi ti mostrerò esattamente come funziona questo esercizio e come può trasformare la tua pratica, dandoti quella base solida di cui hai bisogno per crescere nelle arti marziali o nella difesa personale.
L’esercizio di protezione estrema
Oggi ti presento un esercizio speciale che ho sviluppato: la “protezione estrema”.
Per metterlo in pratica servono tre ingredienti base:
- Step (passi specifici da seguire)
- Focus (concentrazione totale)
- Un compagno di allenamento
Questo esercizio ti aiuterà a superare la paura dei colpi e a costruire quella base solida di protezione di cui abbiamo parlato prima.
Nei prossimi paragrafi, ti spiegherò nel dettaglio come funziona questo metodo e come può trasformare il tuo approccio alla difesa personale.
Le dinamiche psicologiche nella difesa
Per mettere in pratica l’esercizio di protezione estrema, ti servono pochi elementi: alcuni step da seguire, dei focus specifici e un ingrediente speciale – un compagno di allenamento. Nel mio caso, ho Andrea. Spero che anche tu abbia qualcuno a portata di mano, perché senza un partner questo esercizio non si può fare.
Imparare a proteggersi può essere molto complicato perché ci sono tante cose che succedono durante una colluttazione e accettare di ricevere I colpi e imparare a incassarli o a pararli è molto difficile perché entrano in gioco in molti di noi alcune dinamiche normali che ci rendono la cosa ostica.
Le barriere psicologiche nella difesa
Quando ti trovi in una situazione di confronto fisico, succedono tante cose tutte insieme. Il tuo corpo e la tua mente reagiscono in modi che spesso non puoi controllare. Accettare di prendere colpi e imparare a gestirli è una delle parti più difficili dell’allenamento.
Questo accade perché dentro di noi si attivano meccanismi naturali di difesa. Il tuo cervello ti dice di scappare dal pericolo, non di affrontarlo. È una reazione normale, ma può rendere molto difficile imparare a proteggerti in modo efficace.
Perché serve un metodo forzato
A volte è necessario “forzare un po’ la mano”. Non sto parlando di niente di terribile, ma di creare un sistema di allenamento che ti obblighi a lavorare proprio su questa capacità specifica: la protezione.
Ho notato che senza un metodo che ti costringa a confrontarti con questa paura, molti allievi restano bloccati. Non riescono a superare la barriera psicologica che impedisce loro di imparare a difendersi in modo efficace.
Un approccio mirato alla protezione
Per questo motivo ho sviluppato una metodologia di allenamento che punta direttamente a questa abilità. L’esercizio di protezione estrema è pensato per farti superare le tue resistenze naturali e aiutarti a costruire una solida capacità di protezione.
Questo approccio ti permette di lavorare in modo specifico su un’area che altrimenti potresti evitare. Ti aiuta a superare le dinamiche psicologiche che rendono difficile accettare i colpi e imparare a gestirli.
Nel prossimo paragrafo, ti spiegherò esattamente come funziona questo esercizio e come può trasformare la tua capacità di proteggerti in situazioni di stress.
I problemi comuni nell’allenamento difensivo
Quando si tratta di allenamento difensivo, ci sono alcuni problemi ricorrenti che vedo spesso. Voglio parlarti di cosa succede quando lavoriamo con gli scudi (se non sai cosa sono, trovi il link con la spiegazione nella descrizione del video).
Se noi andiamo per esempio a lavorare sugli scudi e se non sai di che cosa sto parlando ti metto in descrizione il link al video in cui spiego cosa sono gli scudi e il nostro compagno è libero di muoversi potrebbero succedere due cose: la prima è che io lo faccio lavorare lui tende sempre a prendere distanza ad andarsene via a togliere distanza che non è sbagliato di per sé ma potrebbe essere non l’ottimale in alcune situazioni.
La tendenza a prendere distanza
Il primo problema comune è la tendenza a prendere distanza. Quando faccio lavorare un allievo con gli scudi, spesso noto che tende ad allontanarsi, a creare spazio tra sé e l’avversario.
Attenzione: prendere distanza non è sbagliato in sé. In molte situazioni, creare spazio può essere una buona strategia difensiva. Ma non è sempre la soluzione migliore.
In alcune situazioni, allontanarsi può essere controproducente. Inoltre, questo comportamento indica che l’allievo non sta davvero accettando lo scontro, ma sta cercando di evitarlo. Sta “scappando” dal confronto, e questo limita il suo apprendimento.
Confusione e uso scorretto degli scudi
Il secondo problema comune è legato alla paura. Quando un allievo ha timore di essere colpito, tende a confondersi e a usare male gli scudi.
Cosa succede in pratica? L’allievo inizia a:
- Muoversi in ritardo
- Coprirsi in modo inefficace
- Incassare i colpi in maniera indiretta e dannosa
Questa confusione nasce dalla paura e porta a un circolo vizioso: più si ha paura, più ci si protegge male, più si prendono colpi in modo inefficace, più aumenta la paura.
La necessità di forzare il sistema
Per risolvere questi problemi, a volte è necessario “forzare un po’ il sistema”. Dobbiamo creare condizioni che limitano certi movimenti e obbligano l’allievo a concentrarsi specificamente sulla protezione.
È qui che entra in gioco l’esercizio di protezione estrema. In questo esercizio, andiamo a limitare deliberatamente alcuni movimenti per costringere l’allievo a lavorare proprio sulle sue debolezze.
Questo approccio può sembrare controintuitivo – limitare i movimenti invece di lasciar libero l’allievo – ma è proprio questa “forzatura metodologica” che permette di superare i blocchi psicologici e fisici che impediscono di sviluppare una buona capacità di protezione.
Nel prossimo paragrafo, ti spiegherò esattamente come funziona questo esercizio e come può trasformare la tua capacità di proteggerti in situazioni di stress.
L’esercizio di protezione estrema: come funziona
Nell’esercizio di protezione estrema tu hai semplicemente bisogno di una linea di demarcazione che in questo caso sono I nostri due step o potrebbero anche essere una linea per terra o dei cerchi come quelli che abbiamo appeso la ok o qualunque altra linea di demarcazione tu voglia che non deve essere superata.
Come preparare l’esercizio
Per questo esercizio ti serve davvero poco materiale. Hai bisogno solo di:
- Una linea di demarcazione chiara
- Un partner di allenamento
La linea di demarcazione può essere creata in molti modi. Puoi usare:
- Due step (come quelli che uso io nella dimostrazione)
- Una semplice linea tracciata sul pavimento
- Dei cerchi appesi
- Qualsiasi altro segno visibile sul terreno
L’importante è che la linea sia ben visibile e che entrambi sappiate che non deve essere superata durante l’esercizio.
Posizionamento corretto
Una volta creata la linea di demarcazione, il posizionamento è semplice:
- Chi si allena a difendersi si mette proprio a filo della linea
- Il partner si posiziona di fronte, a distanza di colpo
Questo setup di base è tutto ciò che serve per iniziare. La semplicità è uno dei punti di forza di questo esercizio.
Le regole dell’esercizio
Le regole sono molto semplici, ma proprio per questo molto efficaci:
- L’esercizio dura 30 secondi o un minuto (scegli in base al livello dell’allievo)
- Chi si difende può solo ricevere i colpi – non può contrattaccare
- Chi si difende non deve mai superare la linea di demarcazione
Queste limitazioni forzano chi si allena a concentrarsi esclusivamente sulla protezione. Non può scappare oltre la linea, non può contrattaccare – deve solo imparare a gestire i colpi in arrivo.
Obiettivo dell’esercizio
Lo scopo di questo esercizio è far superare la paura dei colpi e sviluppare buone capacità di protezione. Limitando le opzioni (non si può scappare, non si può attaccare), si costringe l’allievo a confrontarsi direttamente con la sua paura.
Con la pratica regolare, vedrai che la tua capacità di protezione migliorerà notevolmente. Imparerai a:
- Mantenere la calma sotto pressione
- Proteggere efficacemente le zone vulnerabili
- Gestire i colpi in arrivo senza panico
Questo esercizio semplice ma potente è uno dei modi più efficaci che ho trovato per aiutare gli allievi a superare quella barriera psicologica che spesso blocca il loro progresso nelle arti marziali e nella difesa personale.
Adattare l’intensità al livello dell’allievo

Nell’esercizio di protezione estrema, la modalità di esecuzione è molto semplice. Mi metto davanti al mio partner e inizio a colpirlo con i focus in modo che sia costretto a proteggersi. La chiave è che non ha la possibilità di scappare – viene messo alle strette.
Questo esercizio ovviamente può essere cambiato di intensità in base al compagno se ho un ragazzo neofita è inutile che io parta a bomba e lo picchi violentata quindi anche se tu sei all’inizio mi raccomando pianino poi una volta che il mio compagno ci preso confidenza che vedo che bravo e soprattutto che lui che mi dà un feedback perché da noi questa cosa è molto importante rispetto massimo.
Iniziare con la giusta intensità
Un punto fondamentale di questo esercizio è adattare l’intensità al livello dell’allievo. Se lavori con un principiante, non ha senso partire subito forte. Anzi, rischi solo di spaventarlo e bloccare il suo apprendimento.
Se sei all’inizio del tuo percorso, ti consiglio di iniziare molto piano. Devi prima prendere confidenza con la posizione, con i movimenti di protezione e con la sensazione di ricevere colpi, anche se leggeri.
Il processo di aumento graduale
Solo quando vedi che il tuo partner ha preso confidenza con l’esercizio, puoi iniziare ad aumentare l’intensità. Ci sono due modi per farlo:
- Aumentare la velocità – Colpi più rapidi che lasciano meno tempo per reagire
- Aumentare la potenza – Colpi più pesanti che richiedono una protezione più solida
Ma ricorda: l’aumento deve essere sempre graduale e concordato.
L’importanza del feedback
Nel nostro approccio, il feedback del compagno è fondamentale. Prima di aumentare l’intensità, devi sempre chiedere se il tuo partner si sente pronto. È lui che deve dirti: “Ok, me la sento, andiamo un po’ più forte”.
Questo scambio di feedback crea un ambiente di allenamento sicuro e rispettoso. Nessuno viene spinto oltre i propri limiti, ma allo stesso tempo tutti sono incoraggiati a superare gradualmente le proprie paure.
Il rispetto come base dell’allenamento
Il rispetto reciproco è alla base di questo esercizio. Senza rispetto, l’esercizio perde il suo valore educativo e può diventare persino pericoloso.
Chi colpisce deve sempre mantenere il controllo e adattarsi al livello dell’allievo. Chi si difende deve essere onesto riguardo alle proprie sensazioni e limiti.
L’obiettivo finale: non superare la linea
Ricorda sempre qual è l’obiettivo principale dell’esercizio: non superare la linea di demarcazione mentre ti difendi dai colpi.
Quando usi uno step come linea, l’esercizio diventa ancora più difficile perché potresti perdere l’equilibrio. Ma questa difficoltà aggiuntiva ti aiuta a sviluppare ancora di più la tua stabilità e il tuo controllo.
Puoi usare qualsiasi tipo di linea di demarcazione: uno step, una linea sul pavimento, dei cerchi, o qualsiasi altro segno visibile. L’importante è che sia chiaro dove non puoi andare.
Con la pratica regolare di questo esercizio, vedrai che la tua capacità di protezione migliorerà notevolmente, e la tua paura di essere colpito diminuirà giorno dopo giorno.
Chiarimenti sull’esercizio: una forzatura metodologica

Va bene solo Ovviamente questa è una forzatura non è la realtà è una metodologia che mi serve per forzare un meccanismo e per spingere le persone per spingere I miei allievi o eventualmente I miei compagni a migliorare questa capacità specifica.
Comprendere la natura dell’esercizio
Voglio essere molto chiaro su un punto importante: l’esercizio di protezione estrema che ti ho appena mostrato non è la realtà. Non pretende di esserlo.
È una forzatura metodologica. Cosa significa? Significa che ho creato deliberatamente un esercizio che “forza” una situazione per sviluppare una capacità specifica.
Perché uso questa forzatura
Ho ideato questo metodo con uno scopo ben preciso: spingere i miei allievi (e chiunque lo pratichi) a migliorare la loro capacità di protezione.
A volte, per migliorare in un’area specifica, abbiamo bisogno di isolarla e lavorarci in modo intensivo. È proprio quello che fa questo esercizio – isola la capacità di protezione e ti costringe a lavorarci senza distrazioni.
Non è un esercizio applicativo
Voglio sottolinearlo ancora una volta: questo non è un esercizio applicativo. Non sto dicendo che in una situazione reale dovresti stare fermo su una linea mentre qualcuno ti colpisce.
Non è una simulazione di un contesto reale. Non pretende di riprodurre quello che succede in strada o in una vera situazione di pericolo.
È uno strumento di apprendimento
Questo esercizio è semplicemente uno strumento di apprendimento. Un modo per superare la paura dei colpi e sviluppare buone abitudini di protezione in un ambiente controllato.
Pensa a questo esercizio come a un “attrezzo da palestra” per la tua capacità di protezione. Proprio come un bilanciere ti aiuta a sviluppare i muscoli in modo isolato, questo esercizio ti aiuta a sviluppare la tua capacità di protezione in modo mirato.
Nei prossimi paragrafi, ti mostrerò come rendere questo esercizio ancora più efficace, aumentando gradualmente il livello di difficoltà per continuare a crescere e migliorare.
Aumentare il livello di difficoltà: l’uso dei guantoni
Nel momento in cui il mio compagno è molto bravo a fare questo lavoro qua si può aumentare il livello di difficoltà per esempio andando a prendere I guantoni facendo lo stesso identico esercizio coi guantoni.
Passare al livello successivo
Quando vedi che il tuo compagno ha preso dimestichezza con l’esercizio base di protezione estrema, è il momento di alzare l’asticella. Come? Semplice: passiamo dai focus ai guantoni.
Lo schema dell’esercizio resta lo stesso. La linea di demarcazione rimane, le regole non cambiano. L’unica differenza è che ora usiamo i guantoni invece dei focus.
L’importanza delle protezioni
Prima di iniziare questo esercizio più avanzato, assicurati di avere le protezioni giuste:
- Guantoni per chi colpisce
- Paradenti per entrambi
Come dico sempre ai miei allievi: “Siamo nel 2024, le protezioni sono belle e funzionano bene. Un paradenti costa meno di una visita dal dentista!”
La sicurezza viene sempre prima di tutto. Non saltare mai questo passaggio, anche se ti sembra una perdita di tempo.
Perché i guantoni aumentano la difficoltà
Potresti chiederti: perché i guantoni rendono l’esercizio più difficile? Ci sono due motivi principali:
- Meccanica più precisa: Con i focus, la meccanica è ampia e un po’ falsata. Serve ai principianti per iniziare a fare l’occhio e prendere confidenza. Con i guantoni, invece, la meccanica è quella pulita della tecnica vera e propria.
- Superficie ridotta: I guantoni hanno una superficie d’impatto molto più piccola rispetto ai focus. Questo rende più difficile intercettare e parare i colpi in arrivo.
Questi due fattori combinati creano una sfida molto più impegnativa per chi si sta allenando a proteggersi.
Una progressione naturale
Questa progressione dai focus ai guantoni è pensata per essere graduale. Prima impari a proteggerti con i focus, dove hai più margine di errore. Poi, quando ti senti sicuro, passi ai guantoni.
E se diventi bravo anche con i guantoni? Allora si può passare ai guantini, che sono ancora più piccoli e rendono l’esercizio ancora più difficile.
È normale prendere colpi
Un punto importante da capire: è normale che durante questo esercizio tu prenda qualche colpo. Non preoccuparti se succede.
Perché? Perché questo esercizio è volutamente una forzatura. Il tuo partner continua a caricarti di colpi senza darti la possibilità di reagire. L’esercizio è creato apposta per metterti sotto pressione e farti migliorare la tua capacità di protezione.
Prendere qualche colpo fa parte del processo di apprendimento. L’importante è che siano colpi controllati e che tu stia usando le protezioni appropriate.
Con la pratica regolare, vedrai che la tua capacità di protezione migliorerà notevolmente, anche con i guantoni. E questo ti darà ancora più sicurezza nella tua pratica di arti marziali o difesa personale.
Accettare i colpi: un aspetto fondamentale dell’allenamento

E’ normale che la persona che fa l’esercizio prenda dei colpi perché? Perché è una forzatura perché io continuo a caricarlo senza dargli la possibilità di reagire in nessun Budo.
Prendere colpi fa parte del processo
Voglio chiarire un punto molto importante: è normale che durante l’esercizio di protezione estrema tu prenda qualche colpo. Non devi preoccuparti o sentirti frustrato se succede.
Anche quando sono io a fare l’esercizio, prendo dei colpi. Perché? La ragione è semplice: quando qualcuno ti attacca con tanti colpi uno dopo l’altro, è impossibile fermarli tutti. Nessuno può bloccare ogni singolo attacco.
Questo non è un fallimento. Al contrario, è una parte essenziale dell’apprendimento.
Il valore aggiunto di questa esperienza
Prendere qualche colpo durante l’allenamento ha un grande vantaggio: ti insegna a non fissarti sul colpo ricevuto. È una lezione preziosa che va oltre la tecnica.
In una situazione reale, se ti concentri troppo su un colpo che hai preso, rischi di perdere di vista tutto il resto. Questo esercizio ti insegna a continuare nonostante il fastidio o il leggero dolore.
Ti aiuta a sviluppare la capacità di andare avanti qualunque cosa succeda. È una lezione tanto mentale quanto fisica.
I guantoni: il giusto compromesso
I guantoni sono perfetti per questo tipo di esercizio. Sono abbastanza morbidi da non farti male sul serio, ma abbastanza solidi da farti sentire l’impatto.
Se tu e il tuo partner non caricate i colpi come dei forsennati, i guantoni offrono un ottimo compromesso tra realismo e sicurezza. Ti permettono di sentire l’impatto senza rischiare infortuni.
È una via di mezzo ideale: abbastanza realistico da essere utile, ma abbastanza sicuro da permetterti di allenarti regolarmente.
Aumentare gradualmente la difficoltà
Man mano che diventi più bravo in questo esercizio, puoi aumentare ancora il livello di difficoltà. Come? Passando dai guantoni da boxe ai guantini da MMA.
I guantini sono più piccoli e hanno meno imbottitura. Questo rende più difficile vedere i colpi in arrivo e aumenta leggermente l’impatto quando vieni colpito.
È un modo graduale per continuare a sfidare te stesso e migliorare sempre di più la tua capacità di protezione.
Ricorda: l’obiettivo non è evitare ogni singolo colpo, ma imparare a gestire la situazione anche quando vieni colpito. È questa resilienza che ti renderà davvero efficace nella tua pratica di arti marziali o difesa personale.
Varianti avanzate e applicazioni nelle arti marziali

Se vuoi passare a un livello ancora più avanzato di questo esercizio, ti consiglio di usare i guantini da MMA. Per questi, ti suggerisco quelli da sette once e non da quattro. Ma se sei davvero uno spartano, anche quelli da quattro once vanno bene.
Ultima cosa giusto per darvi un input questo tipo di metodologia di lavoro può essere adattata anche alle arti marziali io per esempio la uso nel nel karate ok? Quando faccio degli allenamenti per I miei ragazzi di karate specifici per la difesa personale allora andiamo a proporre vado a proporre questo identico esercizio nel karate.
Adattare l’esercizio alle arti marziali tradizionali
Una cosa molto utile da sapere è che questo tipo di esercizio può essere adattato anche alle arti marziali tradizionali. Io, per esempio, lo uso spesso nel karate.
Quando faccio allenamenti di difesa personale con i miei allievi di karate, propongo questo stesso esercizio. La differenza? Nel karate non usiamo gli scudi come nella difesa personale.
Le differenze nell’applicazione al karate
Cosa cambia quando applico questo esercizio al karate? Dato che pratico karate, non andrò a fare gli scudi quando il mio partner mi colpisce. Invece, cercherò di usare le parate, i bloccaggi e tutte le tecniche tipiche del karate.
Di solito facciamo questo esercizio a mani nude. Iniziamo con tecniche ampie per permettere ai ragazzi di prendere confidenza e “fare l’occhio”.
Aumentare la difficoltà nell’arte marziale
Se un allievo diventa molto bravo, posso anche chiedergli di lavorare a distanza più ravvicinata. Gli dico: “Vieni più vicino, più vicino, più vicino!” Da questa posizione ravvicinata, deve cercare di parare tutti i colpi che arrivano.
Se sei curioso di vedere come funziona questo esercizio nel karate, sul canale YouTube del mio dojo Shinsui trovi un video di un seminario di karate applicato alla difesa personale. Lì facciamo esattamente questo esercizio.
Vedrai che anche io prendo dei pugni in faccia durante la dimostrazione. Perché? Perché arrivano così tanti colpi che è impossibile bloccarli tutti. Con solo due braccia per difenderti, sei troppo in svantaggio. È assolutamente impossibile bloccare ogni colpo.
Provate questa metodologia
So che questa metodologia può sembrare un po’ d’impatto quando la vedi, ma ti invito a provarla. Provala perché ti sblocca, ti obbliga, ti forza a superare i tuoi limiti.
Spero che ti piaccia questa tecnica di allenamento. Provala e fammi sapere come va. Puoi darmi feedback scrivendomi all’email eugenio@urbanbudo.it.