Metodo Urban Budo: come proteggersi in strada con semplicità

Come diceva il mio primo maestro, vuoi imparare a difenderti devi sempre avere due sacchi: uno per prenderle e uno per darle e ovviamente quello per prenderle di solito è più grosso di quelle per darle.

E quindi iniziamo questo primo video sulla metodologia Urban Budo, il metodo di ju jitsu moderno ideato per insegnare alle persone imparare a riconoscere, prevenire e difendersi in una situazione di aggressione in strada proprio dall’analizzare cosa puoi fare, cosa possiamo fare noi comuni mortali per proteggerci nel caso in cui qualcuno cerchi di attaccarci fisicamente.

In questa serie di video ci sarà con me il mio meraviglioso assistente Andrea che mi darà una mano a farti vedere le varie soluzioni tecniche.

I limiti delle parate tradizionali

Ci sono vari metodi per proteggersi. I più visti, I più conosciuti di solito sono le parate.

Sono tutte soluzioni non ottime, di più però hanno un paio di problemi, soprattutto se non pratichi o non hai mai praticato o non pratichi da tanto tempo.

Il secondo problema è il timing. Devi avere un occhio precisissimo e capire esattamente quando arriva il colpo, in che punto è per andare a fare il tuo movimento di parata evitando così di farti male.

I Limiti delle Parate Tradizionali

Quando parliamo di difesa personale, esistono vari metodi per proteggersi. I più visti e conosciuti sono sicuramente le parate. Io, che vengo dal karate, le utilizzo molto spesso durante la pratica. Se il mio avversario mi attacca al viso, posso andare a parare alzando il braccio in una posizione protettiva. Allo stesso modo, se l’attacco è diretto al tronco, posso eseguire una parata laterale per deviare il colpo.

Ci sono diverse varianti di parate che posso utilizzare a seconda della situazione. Posso semplicemente portare via il colpo o addirittura usare la parata stessa come movimento offensivo, deviando l’attacco e contemporaneamente colpendo. Tutte queste sono soluzioni valide, ma presentano alcuni problemi significativi, specialmente se non pratichi regolarmente, non hai mai praticato, o non lo fai da molto tempo.

Il primo problema riguarda la complessità del movimento. Se dovessi eseguire, per esempio, l’Age Uke (parata alta) del karate, c’è un caricamento completo seguito dalla parata vera e propria. Questo caricamento serve per imparare a muovere correttamente il corpo, ma anche quando applichi la tecnica in modo più diretto e rapido in una situazione reale, la meccanica rimane comunque piuttosto complessa. È necessario sviluppare una buona coordinazione per eseguire correttamente queste tecniche, che si tratti di parate alte, basse o di qualsiasi altro tipo.

La situazione si complica ulteriormente quando si tratta di difendersi da calci, che ti obbligano a contrastare tutta la forza e il peso della gamba dell’avversario. Questo richiede non solo tecnica, ma anche una certa forza fisica e stabilità.

Il secondo problema, forse ancora più critico, è il timing. Per eseguire una parata efficace, devi avere un occhio precisissimo e capire esattamente quando arriva il colpo e in quale punto si trova, per poter eseguire il movimento difensivo nel momento giusto. Se sbagli il timing, lo paghi con la faccia! Questa componente temporale rende le parate particolarmente difficili da padroneggiare in situazioni reali.

Va considerato inoltre che negli allenamenti spesso lavoriamo in posizione statica, ma in una situazione di combattimento reale ci si muove continuamente e non è possibile prevedere quando l’avversario sferrerà l’attacco. Questo aggiunge un ulteriore livello di complessità.

Un altro aspetto fondamentale è la distanza. Per eseguire una parata efficace, devi trovarti alla distanza corretta dall’avversario. Troppo vicino o troppo lontano, e la tua difesa risulterà inefficace.

Non sto dicendo che le parate non siano utili – anzi, sono un’ottima soluzione difensiva. Il punto è che sono tecniche complesse che richiedono molta pratica per essere padroneggiate ed eseguite efficacemente in situazioni di stress reale. Prima di arrivare a un buon livello di competenza nelle parate, è necessario un percorso di apprendimento e allenamento costante.

Gli Scudi: una soluzione più semplice

Quindi prima di imparare a parare anzi a bloccare io adopero questo termine all’interno di Urban Budo impariamo ad assorbire il colpo a incassarlo a proteggerci con I scudi ok?

Andiamo a Cesare quel che è di Cesare, quando è giusto, è giusto. Ma gli scudi ci sono nel Kali, ci sono nel Jet Kune Do, ci sono nel karate, c’è una parata nel karate che si chiama Kiki wake uke che io per esempio applico come scudo e anche altri insegnanti.

Gli Scudi: Una Soluzione Più Accessibile

Dopo aver visto i limiti delle parate tradizionali, voglio presentarti una soluzione alternativa che utilizzo nel mio metodo Urban Budo: gli scudi. Prima di imparare a parare o bloccare, all’interno del nostro sistema impariamo ad assorbire il colpo, a incassarlo e a proteggerci con gli scudi.

Gli scudi rappresentano una soluzione molto più accessibile e facile da applicare, sempre e da chiunque. Il grande vantaggio è che non richiedono doti tecniche particolari. Ti permettono di incassare il colpo sulle braccia e di evitare danni importanti con molta più facilità rispetto alle parate tradizionali.

Prima di entrare nel dettaglio degli scudi, però, devo fare una premessa importante. Posso già sentire in lontananza le critiche: “Quella è una tecnica copiata!”. È vero, gli scudi che ti mostrerò strizzano molto l’occhio al lavoro che fa il Kesy Fighting Method con il Pensador, che è il modo utilizzato in quella disciplina per proteggere il viso o il corpo.

Non lo nego: questi scudi hanno molte similitudini con il Pensador. D’altronde, io sono stato Kesy Instructor per parecchi anni, sono stato persino responsabile nazionale fino al 2012 per il Kesy Fighting Method prima di dimettermi. Conosco bene questa disciplina e ci sono elementi molto validi al suo interno che ho inserito, modificandoli, nel mio metodo.

Però, mi permetto di aggiungere un’importante precisazione: gli scudi non sono stati inventati dal Kesy Fighting Method. Loro hanno certamente lavorato ed estremizzato alcuni aspetti dello scudo, rendendolo molto interessante ed efficace – e questo va riconosciuto. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, quando è giusto, è giusto.

Ma è importante sapere che gli scudi esistono in molte altre arti marziali: li troviamo nel Kali, nel Jet Kune Do e anche nel karate. Ad esempio, nel karate c’è una parata chiamata Kiki wake uke che io, come molti altri insegnanti, applico come scudo.

Quindi, come spesso accade nelle arti marziali, non c’è mai niente di completamente nuovo sotto il sole. Il lavoro che ti mostrerò strizza l’occhio a tecniche già esistenti, ma con le mie modifiche e adattamenti per renderlo particolarmente efficace nel contesto dell’autodifesa moderna.

Ora che ho chiarito questo punto, possiamo procedere ad esaminare più in dettaglio il funzionamento degli scudi e come possono diventare la tua prima linea di difesa in una situazione di pericolo.

I 3 tipi di scudi principali

I Tre Tipi di Scudi Principali

Ora che abbiamo compreso l’importanza degli scudi come strumento difensivo accessibile, vediamo nel dettaglio quali sono i tre scudi principali che utilizzo nel mio metodo Urban Budo.

Lo scudo frontale

Scudo frontale cosa fa? Andre va a mettersi le mani nei cap va a mettersi le mani sulla testa per andare a proteggersi il viso, ok?

Il primo è lo scudo frontale. Questa posizione è molto intuitiva: si mettono le mani sulla testa per proteggere il viso. In pratica, una mano va in appoggio sulla testa mentre l’altra mano va a prendere il polso, creando una solida base con gli avambracci.

In questo modo, quando l’avversario sferra un colpo, questo impatta esattamente sull’avambraccio, proteggendo efficacemente il viso.

Ora questo tipo di lavoro è molto efficace perché a livello proprio meccanico si fa sì che nel momento in cui il colpo va a colpire l’avambraccio scarichi su avambraccio, braccio, quindi radio ulna, passa agli oneri, poi scarica sulle scapole e via terra.

L’efficacia di questo scudo risiede nella sua meccanica: quando il colpo colpisce l’avambraccio, la forza si scarica lungo tutto il braccio (radio e ulna), passa agli omeri, poi alle scapole e infine a terra. Questa distribuzione della forza è così efficiente che anche persone di corporatura minuta, come ragazze molto piccole, riescono a reggere urti molto forti con questo tipo di protezione.

Lo scudo laterale semplice

Il secondo tipo è lo scudo laterale singolo, che si esegue con una sola mano. In questa posizione, prendi la tua nuca con la mano e copri le zone vulnerabili del viso.

La cosa importante è che io copra la zona dell’orbita, la mandibola, la tempia, ok? L’attaccatura della mandibola proprio e il mento.

L’aspetto cruciale di questo scudo è assicurarsi di proteggere adeguatamente le aree più sensibili: l’orbita oculare, la mandibola, la tempia, l’attaccatura della mandibola e il mento. Con questa posizione, sei protetto dai colpi laterali che possono arrivare sia da destra che da sinistra.

Lo scudo laterale può essere eseguito sia sul lato destro che sul lato sinistro, a seconda della direzione da cui proviene la minaccia.

Lo scudo laterale Rinforzato

Il terzo tipo è lo scudo laterale rinforzato, ideale quando non abbiamo visto bene il colpo in arrivo o siamo particolarmente impauriti.

In questo caso, oltre alla mano che copre il viso, aggiungiamo l’altra mano in appoggio. In questo modo, siamo completamente protetti, con solo un occhio che rimane scoperto per mantenere la visibilità. La copertura è significativamente maggiore rispetto allo scudo laterale semplice.

Un vantaggio importante dello scudo laterale rinforzato è che offre protezione anche contro i colpi diretti, non solo contro quelli circolari. Se l’avversario cambia improvvisamente la traiettoria del suo attacco, rimani comunque protetto.

Adattabilità degli Scudi

Per riassumere, abbiamo:

  1. Lo scudo frontale
  2. Lo scudo laterale semplice (destro e sinistro)
  3. Lo scudo laterale rinforzato (destro e sinistro)

È importante notare che questi scudi possono essere adattati per proteggere anche il tronco, abbassando semplicemente la posizione delle braccia. Tuttavia, nel mio metodo iniziamo a lavorare sulla protezione del viso perché in strada la testa è il bersaglio più facilmente colpito e più frequentemente preso di mira dagli aggressori.

Partendo da questa base, puoi iniziare a lavorare con un’ottica realistica di ciò che potrebbe accadere in una situazione di pericolo reale.

Come iniziare ad allenarsi

Il primo passo per imparare questi scudi è praticarli a vuoto. Puoi posizionarti davanti a uno specchio (quando nessuno ti guarda, per evitare che il tuo partner pensi che sei impazzito!) e iniziare a esercitarti nella posizione di lavoro, che approfondiremo in un prossimo video.

La sequenza di allenamento è semplice:

  1. Scudo frontale (tenendo le mani sotto il viso, sotto il mento)
  2. Scudo laterale sinistro semplice
  3. Scudo laterale destro semplice
  4. Scudo laterale sinistro rinforzato
  5. Scudo laterale destro rinforzato

Ripeti questa sequenza più volte per familiarizzare con i movimenti e renderli automatici, così da poterli eseguire istintivamente in caso di necessità.

Come allenare gli scudi: progressione ed esercizi

Come Allenare gli Scudi: Progressione di Esercizi

Adesso che sai tutto andiamo a vedere come allenarli primo step a vuoto ti piazzi lì a casa davanti allo specchio quando non ti guarda nessuno se no tua moglie o tuo marito pensano che siate dei matti.

Ora che hai imparato i tre tipi principali di scudi, andiamo a vedere come allenarli in modo progressivo. Ho sviluppato un percorso di allenamento strutturato in cinque step, che ti permetterà di acquisire padronanza di queste tecniche difensive partendo da zero fino ad arrivare a un livello avanzato.

Primo Step: allenamento a vuoto

Il primo passo per padroneggiare gli scudi è praticarli da solo. Ti piazzi a casa davanti allo specchio (quando non ti guarda nessuno, altrimenti tua moglie o tuo marito potrebbero pensare che sei impazzito!) e inizi a esercitarti nella sequenza completa:

  1. Scudo frontale
  2. Scudo laterale sinistro semplice
  3. Scudo laterale destro semplice
  4. Scudo laterale sinistro rinforzato
  5. Scudo laterale destro rinforzato

Ripeti questa sequenza più volte fino a quando i movimenti diventano fluidi e naturali. L’obiettivo è creare una memoria muscolare che ti permetta di eseguire queste posizioni di protezione in modo istintivo.

Secondo Step: allenamento con un partner

Una volta che ti sei impratichito o impratichita e riesci a eseguire gli scudi con sufficiente semplicità, puoi coinvolgere un’altra persona. Chiedi a tuo marito, tua moglie, il tuo compagno, la tua compagna, o chiunque sia disposto a darti una mano (il cane e il gatto purtroppo non sono molto collaborativi in questo tipo di esercizi!).

Ecco come strutturare l’allenamento in coppia:

  1. Iniziate sempre con un saluto, come facciamo io e Andrea durante le dimostrazioni. Questo crea un’atmosfera di rispetto e segna l’inizio dell’esercizio.
  2. Il partner chiama lo scudo da eseguire: “frontale”, “sinistro” o “destro”, specificando anche se semplice o rinforzato.
  3. Tu esegui lo scudo chiamato, mettendoti nella posizione corretta.
  4. Il partner attende che tu sia in posizione e poi tocca leggermente lo scudo per darti un feedback tattile.

Questo esercizio ha un duplice scopo: perfezionare la tua tecnica e, cosa molto importante, abituarti gradualmente al contatto fisico. Molte persone che non hanno mai praticato discipline da contatto possono sentirsi a disagio quando vengono toccate o colpite, anche leggermente. Questo step serve proprio ad abituarti progressivamente a questa sensazione.

Terzo Step: utilizzo dei focus (colpitori)

I focus sono questi aggeggi qui, ste ciabattone qua ok? Vengono anche chiamati colpitori, ci sono vari tipi di colpitori noi adoperiamo molto questi perché sono quelli più versatili.

Quando hai acquisito familiarità con l’esercizio precedente, è il momento di passare all’utilizzo dei focus, o colpitori. Questi strumenti di allenamento sono fondamentali per simulare colpi più realistici senza il rischio di farsi male.

I focus che utilizziamo nel mio metodo sono particolarmente versatili e malleabili, permettendo di lavorare in modo molto simile a come si farebbe senza protezioni, ma in totale sicurezza. Esistono vari tipi di colpitori (paho, scudi, ecc.), ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità, ma questi sono i più adatti per iniziare.

L’esercizio con i focus si svolge così:

  1. Ti metti in posizione di guardia.
  2. Il partner chiama lo scudo (centrale, sinistro o destro).
  3. Tu esegui lo scudo chiamato.
  4. Il partner attende che tu sia in posizione corretta.
  5. Il partner colpisce il tuo scudo con il focus.

Un consiglio importante: a casa, quando fate questo esercizio, assicuratevi che il partner aspetti sempre che lo scudo sia formato correttamente prima di colpire. Non fate gli “infami” colpendo prima che l’altro sia pronto, perché poi tutto torna indietro come un boomerang!

Quarto Step: esercizio avanzato senza chiamata

Quando siete bravi oppure se avete un grande audio per la persona con cui state facendo l’esercizio allora non si chiama più il colpo.

Quando avrai acquisito una buona padronanza degli scudi e avrai sviluppato riflessi più rapidi, potrai passare a un livello più avanzato: l’esercizio senza chiamata del colpo.

In questa fase, rimani sempre fermo nella posizione di guardia (così hai una cosa in meno a cui pensare), ma il partner non annuncia più quale scudo devi eseguire. Semplicemente, inizia a colpire e tu devi reagire istantaneamente con lo scudo appropriato.

Questo esercizio mette alla prova la tua capacità di leggere i movimenti dell’avversario e di reagire in modo appropriato e tempestivo. È un ottimo modo per sviluppare i riflessi e l’intuito necessari in una situazione di autodifesa reale.

Quinto Step: esercizio in movimento

L’ultimo step, riservato a quando sei “quasi pro”, introduce il movimento. Fino a questo punto, gli esercizi sono stati eseguiti da fermi, ma in una situazione reale raramente rimarrai immobile.

Ci sono due varianti di questo esercizio:

  1. Con chiamata del colpo: ti muovi liberamente nello spazio mentre il partner, che è il “direttore d’orchestra”, ti segue. Lui chiama il colpo, aspetta che tu abbia formato lo scudo corretto, e solo allora colpisce. In questo esercizio, devi prestare attenzione sia al movimento nello spazio che alla formazione corretta degli scudi.
  2. Senza chiamata del colpo: questo è il livello più avanzato. Ti muovi liberamente e il partner colpisce senza preavviso. Devi essere in grado di leggere i suoi movimenti e reagire istantaneamente con lo scudo appropriato, tutto mentre sei in movimento.

Questo esercizio è particolarmente sfidante ma estremamente utile per prepararti a situazioni reali, dove dovrai muoverti e difenderti contemporaneamente.

Progressione e Sviluppo Futuro

Questo è solo il primo step di un percorso più ampio. Una volta che avrai acquisito padronanza di questi esercizi, potrai progredire verso il lavoro con sequenze più complesse, ma di questo ne parleremo più avanti.

Ciò che conta è che ora hai a disposizione una soluzione concreta ed efficace per proteggere il tuo volto in situazioni di pericolo, secondo il metodo Urban Budo. Gli scudi rappresentano una prima linea di difesa accessibile a tutti, indipendentemente dal livello di esperienza nelle arti marziali.

Ricorda: la pratica costante è la chiave per interiorizzare queste tecniche e renderle parte del tuo istinto di autodifesa.

Conclusione

Quindi questa è la soluzione che adoperiamo in Urban Budo per imparare a proteggerci il volto. Ok? Perché? Perché è semplice, perché è facile perché chiunque può mettersi le mani nei capelli e dire Oddio ti prego non mi picchiare!

A questo punto a me non resta che augurarti buon allenamento, buona pratica, prova queste cose qua in palestra se vai in palestra con gli amici ma sempre con intelligenza non fatevi male.

Siamo arrivati alla conclusione di questo primo video sugli scudi della metodologia Urban Budo. Questa è la soluzione che adoperiamo nel nostro metodo per imparare a proteggerci il volto. Perché abbiamo scelto questa tecnica? Perché è semplice.

Ciò che conta davvero è che gli scudi rappresentano una soluzione a portata di tutti e applicabile in numerose situazioni diverse. Nei prossimi video approfondiremo ulteriormente questi aspetti e vedremo come utilizzare gli scudi in contesti differenti.

A questo punto non mi resta che augurarti buon allenamento e buona pratica. Ti invito a provare queste tecniche in palestra se frequenti una, ma sempre con intelligenza – non fatevi male! Puoi esercitarti con i compagni di allenamento, con mamma, papà, fratelli, figli, fidanzati, o chiunque sia disponibile ad aiutarti nel tuo percorso di apprendimento.

Per qualunque domanda o chiarimento, non esitare a contattarmi. Puoi lasciare un commento al video oppure mandarmi un’email a eugenio@urbanbudo.it.

Buona pratica e alla prossima.

Chi è Eugenio Credidio?

Eugenio Credidio

Eugenio Credidio

Pratico karate da quando avevo 7 anni e studio difesa personale da quando il Krav Maga non esisteva ancora.

Sono uno di quelli che ha il terrore di trovarsi in una situazione pericolosa, violenta e brutale come un’aggressione in strada.

Per questo ho iniziato a studiare ossessivamente la violenza: perché mi fa paura e volevo imparare a riconoscerla, prevenirla, evitarla e combatterla.

Da bambino e da ragazzo ho vissuto sulla mia pelle l’incubo del bullismo e so cosa significa aver paura, sentirsi insicuri, inermi.

Negli anni ho studiato e insegnato karate, ju jitsu tradizionale, close combat e KFM.

Nel 2012 ho ideato i metodo di difesa personale Donna Sicura® e Urban Budo®. Quest ultimo è stato riconosciuto dal CONI nel 2019.

Attualmente gestisco il Dojo Shin Sui di Alessandria.

Articoli Correlati

Difesa Personale: I 7 pilastri del metodo Urban Boudo

Difesa Personale: I 7 pilastri del metodo Urban Boudo

Prevenzione, preparazione atletica specifica, semplicità, capacità di adattamento, gestione del dialogo, gestione della paura e allenamento in scenario. Questi sono I sette pilastri su cui è sviluppato l'intero metodo Urbanuto. Sono sette elementi che, in base alla...

leggi tutto