Prevenzione, preparazione atletica specifica, semplicità, capacità di adattamento, gestione del dialogo, gestione della paura e allenamento in scenario. Questi sono I sette pilastri su cui è sviluppato l’intero metodo Urbanuto.
Sono sette elementi che, in base alla mia esperienza, non possono mancare se vuoi affrontare la difesa personale in modo serio e completo.
Questi pilastri non sono solo teorie, ma basi pratiche che ti aiuteranno a costruire un sistema di difesa personale efficace e adatto alla vita reale. Ho sviluppato questo metodo dopo anni di studio e pratica, pensando a ciò che serve davvero nelle situazioni di pericolo.
In questo articolo, ti guiderò attraverso ognuno di questi sette pilastri:
- La prevenzione
- La preparazione atletica specifica
- La semplicità
- La capacità di adattamento
- La gestione del dialogo
- La gestione della paura e dell’adrenalina
- L’allenamento in scenario
Capire questi sette punti ti darà una visione chiara di cosa significa davvero sapersi difendere. Non si tratta solo di tecniche di combattimento, ma di un approccio completo che parte dalla mente e arriva al corpo.
Primo pilastro: la prevenzione

Tieni conto che all’incirca l’ottantacinque por cento delle aggressioni in strada è prevenibile e non è un numero piccolo e quindi anche a livello meramente statistico è più probabile che tu fortunatamente aggiungerei ti trovi in una situazione in cui puoi prevenire piuttosto che in una situazione in cui vai verso lo scontro fisico.
Prima ancora di imparare a reagire fisicamente a un’aggressione, dobbiamo imparare ad aprire gli occhi. La prevenzione è il primo e più importante pilastro del metodo Urban Boudo.
Perché la prevenzione è così importante
Pensa a questo dato: circa l’85% delle aggressioni in strada può essere prevenuto. Non è un numero da poco! Questo significa che, per fortuna, è molto più probabile che tu possa evitare un pericolo piuttosto che trovarti in uno scontro fisico.
Cosa significa davvero prevenire
Prevenire non è magia. Significa semplicemente fare qualcosa prima che il pericolo si presenti. Si tratta di agire in modo che l’aggressione:
- Non possa svilupparsi
- Venga fermata prima che sia troppo tardi
- Non arrivi mai allo scontro fisico
Sviluppare la capacità di osservazione
Per prevenire devi imparare a osservare. Non si tratta di diventare paranoici, ma di sviluppare una sana attenzione a ciò che ti circonda. Molti esperti americani parlano dell’importanza della prevenzione. Uno su tutti è Gavin de Becker, autore del libro “Il dono della paura”, che ti consiglio vivamente di leggere.
Questi esperti hanno dimostrato che con:
- Un corretto atteggiamento mentale
- Una buona capacità di osservazione
È possibile percepire quelli che io chiamo “segnali antecedenti” o campanelli d’allarme. Questi segnali ti permettono di agire prima che l’aggressione possa essere messa in atto.
La difesa fisica è solo la punta dell’iceberg
Se tutto il lavoro di prevenzione non è sufficiente, allora sì, bisognerà passare alla difesa fisica. Ma ricorda: la difesa fisica è solo la punta dell’iceberg.
Spesso la difesa fisica è lo “specchietto per le allodole” che ci affascina. Ci fa credere di poter diventare imbattibili, di poter fronteggiare qualsiasi tipo di scontro. Ma un buon programma di difesa personale è molto più ampio e profondo. E alla base di tutto c’è proprio la prevenzione.
Sviluppare la capacità di vedere i segnali di pericolo, di percepire i campanelli d’allarme e di agire di conseguenza è la base su cui costruire tutto il resto. È il primo passo per una difesa personale efficace e completa.
Secondo pilastro: la preparazione atletica specifica
Nella difesa personale invece cambia tutto per due motivi. Primo perché l’obiettivo è quello di non finire in un contesto di aggressione. Noi ci alleniamo nel caso in cui tutto non andasse per il verso giusto ma dobbiamo fare sempre tutto il possibile per non finire in quel contesto.
Difesa personale vs sport da combattimento
Quando parliamo di preparazione atletica per la difesa personale, dobbiamo fare una distinzione molto chiara. Non puoi allenarti come chi pratica uno sport da combattimento. Perché? Sono due mondi diversi con scopi diversi.
Negli sport da combattimento come boxe, muay thai o karate, esiste un modello prestativo ben definito. Questo modello ci dice:
- Quali sono le caratteristiche di forza necessarie
- Le caratteristiche metaboliche richieste
- I livelli di agilità da raggiungere
- I tempi di recupero ottimali
Una buona preparazione atletica per uno sport da combattimento si sviluppa attorno a queste caratteristiche specifiche e alle qualità dell’atleta.
Un approccio diverso per la difesa personale
Nella difesa personale tutto cambia, principalmente per due motivi:
L’obiettivo è evitare lo scontro: Ci alleniamo per le situazioni in cui tutto va storto, ma il nostro primo scopo è non finire mai in un contesto di aggressione.
L’imprevedibilità delle situazioni reali: Un’aggressione è caotica e può svolgersi in modi molto diversi da un incontro sportivo.
Questi fattori cambiano completamente l’approccio all’allenamento. Non guardiamo più a un modello prestativo rigido, ma ci concentriamo sul benessere e sull’efficienza fisica della persona.
Focus sul benessere e l’efficienza fisica
Un buon allenamento per la difesa personale deve incentrarsi sul benessere generale. Dobbiamo valutare diversi parametri per capire se sei in un buon livello di efficienza fisica:
- Il tuo VO2max (capacità cardiorespiratoria)
- I tuoi livelli di forza
- La tua flessibilità
- Le tue capacità di agilità
- La tua composizione corporea
Su queste basi, possiamo strutturare un programma di allenamento che ti aiuti a stare meglio e a essere più efficiente nella vita quotidiana.
Prepararsi al caos di un’aggressione reale
Un’aggressione reale è puro caos. Può iniziare con:
- Una fuga che non va a buon fine
- Uno scontro in piedi
- Una lotta a terra
- Momenti di grande stress seguiti da scontri fisici
- La necessità di scappare velocemente
Quando scappi da un’aggressione, non stai correndo su una pista. Ti trovi in un ambiente urbano con ostacoli, vicoli stretti, cambi di direzione improvvisi. Tutte queste variabili rendono la situazione molto diversa da un incontro sportivo.
L’allenamento evoluzionistico: la risposta ideale
L’allenamento evoluzionistico è perfetto per la difesa personale. Questo approccio cerca di migliorare la salute della persona reinsegnandole a muoversi in modo naturale e a sviluppare le capacità fisiche fondamentali.
Questo tipo di allenamento guarda a cosa è successo durante l’evoluzione umana e a come la società moderna ha creato un “mismatch” con le nostre capacità naturali. Noi siamo stati “progettati” per fare certe cose, ma la vita moderna ci costringe a farne altre, creando una mancanza di sincronia.
L’allenamento evoluzionistico aiuta a ricreare questa sincronia, permettendoti di risviluppare:
- Le tue capacità naturali di forza
- Le tue capacità metaboliche
- Le tue capacità di agilità
- La tua abilità di muoverti e gestire il corpo nello spazio
Queste sono esattamente le qualità che ti servono durante un’aggressione, che in qualche modo richiama situazioni primitive come una battuta di caccia o uno scontro tra tribù.
È quindi fondamentale strutturare una preparazione atletica specifica per la difesa personale, che non può essere la stessa della boxe, della muay thai, del karate o del brazilian jiu-jitsu. Questi sport hanno modelli prestativi diversi rispetto a ciò che accade in un’aggressione reale in strada.
Terzo pilastro: la semplicità

Nel momento in cui ti trovi in una situazione ad alto livello di stress purtroppo la coordinazione fine e la lucidità se ne vanno a cutanee e quindi noi dobbiamo trovare delle soluzioni che io chiamo evergreen che siano molto molto facili e molto veloci da applicare.
La vera semplicità vs la semplicità solo dichiarata
La semplicità è un pilastro che tutte le arti marziali e tutti i metodi di difesa personale dicono di seguire. Ma per quella che è la mia esperienza, spesso questa semplicità viene solo decantata ma non messa in pratica.
Cosa significa davvero essere semplici? Non vuol dire banale o inefficace. La vera semplicità consiste nel lavorare su soluzioni tecniche di base che poi possono essere ampliate e arricchite col tempo.
Tecniche che funzionano per tutti, ovunque
Le tecniche di base della difesa personale devono poter essere applicate:
- Da chiunque, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche
- In qualsiasi situazione (spazi aperti, chiusi, in un bagno pubblico)
- Seduti in macchina o su una panchina
- Con qualsiasi tipo di abbigliamento, comodo o scomodo
Ogni persona ha le sue peculiarità e le sue difficoltà a eseguire certi movimenti. Per questo, alcune soluzioni tecniche come i calci alti non sono l’ideale per tutti. La difesa personale deve essere inclusiva e adattabile a ogni fisicità.
Perché le tecniche complesse falliscono sotto stress
Le tecniche devono essere facili da applicare per un motivo molto semplice: in strada, quando sei sotto pressione, la paura e l’adrenalina prendono il sopravvento.
In quei momenti, se devi metterti a ragionare: “lui mi attacca col pugno sinistro, io faccio la parata, prendo, blocco, passo, faccio…”, non ce la farai mai. Il tuo cervello non funziona così in situazioni di alto stress.
L’avversario reale non collabora
Un altro grande problema dei corsi tradizionali è che mostrano situazioni irrealistiche. Nei video e nelle dimostrazioni, l’avversario attacca e poi sta fermo mentre si fa malmenare. Ma nella realtà le cose non vanno così.
L’aggressore non è un partner di allenamento collaborativo. Non si fermerà dopo il primo attacco per permetterti di eseguire la tua tecnica perfetta. Continuerà ad attaccare, si muoverà, reagirà alle tue azioni.
L’effetto dello stress sulla coordinazione
Quando ti trovi in una situazione ad alto livello di stress, succede qualcosa di inevitabile: la coordinazione fine e la lucidità mentale diminuiscono drasticamente. È una reazione fisiologica al pericolo che non possiamo controllare completamente.
Per questo motivo dobbiamo trovare delle soluzioni che io chiamo “evergreen”: tecniche molto facili e veloci da applicare anche quando sei sotto pressione. Tecniche che non richiedono movimenti complessi o decisioni elaborate.
Prima le basi, poi le tecniche avanzate
Una volta che avremo acquisito queste basi solide, allora sì che potremo lavorare su tecniche più complesse e “sfiziose”. Ma è fondamentale costruire prima un fondamento stabile di movimenti semplici ed efficaci.
La semplicità non è un limite, ma una forza. È ciò che ti permette di reagire efficacemente quando la tua mente è offuscata dalla paura e dall’adrenalina. È ciò che può fare la differenza tra difendersi con successo o trovarsi in difficoltà in una situazione di pericolo reale.
Quarto pilastro: la capacità di adattamento
Ci sono una miriade di possibilità e noi dobbiamo imparare a gestirle e questo significa imparare ad adattarsi rapidamente a quello che accade ed è la capacità più preziosa dell’essere umano che purtroppo non sfruttiamo più e non sfruttiamo oppure non sfruttiamo abbastanza bene.
L’imprevedibilità della strada
In strada può succedere di tutto. Non esiste una situazione standard o prevedibile. Questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti quando parliamo di difesa personale.
Un momento sei in piedi, quello dopo ti ritrovi a terra. Magari stavi semplicemente seduto su una panchina quando è iniziata l’aggressione. La vita reale non segue le regole del tatami o della palestra.
Gli scenari sono infiniti
Pensa a quanti scenari diversi potresti trovarti ad affrontare:
- In piedi in uno spazio aperto
- Schiena a terra dopo una caduta
- Seduto su una panchina o in un locale
- Con la schiena al muro
- Su un pavimento scivoloso
- Contro più aggressori contemporaneamente
- In una stanza buia o con poca visibilità
Questi sono solo alcuni esempi. Le variabili sono praticamente infinite. E ogni variabile cambia completamente il modo in cui devi reagire e difenderti.
L’adattamento: una capacità umana fondamentale
La capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti è forse la più preziosa abilità dell’essere umano. È ciò che ci ha permesso di sopravvivere come specie in ambienti ostili e situazioni difficili.
Purtroppo, nella vita moderna, tendiamo a non sfruttare più questa capacità. O almeno, non la sfruttiamo abbastanza bene. Viviamo in ambienti controllati, con routine prevedibili, e questo ci ha fatto perdere parte della nostra naturale capacità di adattamento.
Come allenare l’adattabilità
Per sviluppare questa capacità fondamentale, servono:
- Esercitazioni specifiche che ti mettano alla prova in situazioni diverse
- Metodologie di allenamento che cambiano costantemente
- Pratica con scenari imprevedibili e in continua evoluzione
Se ti alleni sempre nello stesso modo, con l’avversario di fronte a te in posizione statica, in un ambiente controllato, non svilupperai mai questa capacità essenziale.
I limiti dell’allenamento tradizionale
L’allenamento tradizionale spesso segue uno schema fisso:
- L’avversario attacca in modo prevedibile
- Tu rispondi con una tecnica prestabilita
- Entrambi rimanete fermi nelle vostre posizioni
- La situazione è sempre comoda e controllata
Questo tipo di allenamento ha il suo valore per imparare le basi, ma è lontanissimo dalla realtà di un’aggressione vera. Se ti alleni solo così, avrai poche possibilità di adattarti a una situazione reale quando sarà necessario.
Prepararsi al caos
Un buon allenamento di difesa personale deve introdurre elementi di caos controllato. Deve metterti alla prova in situazioni sempre diverse, con avversari che non seguono uno script, in ambienti che cambiano e presentano ostacoli imprevisti.
Solo così potrai sviluppare quella capacità di adattamento rapido che può fare la differenza in una situazione di pericolo reale. È questa capacità che ti permetterà di rispondere efficacemente anche quando nulla va secondo i piani – che è esattamente quello che succede nella realtà.
Quinto pilastro: la gestione del dialogo
Una delle cose più sottovalutate in assoluto da tutti. Nessuno si ricorda che le aggressioni avvengono a corta distanza e che per far sì che l’aggressore si avvicini a noi e quindi possa mettere in atto la sua aggressione beh nel novanta por cento dei casi adopera proprio tecniche di dialogo.
L’arma nascosta che tutti dimenticano
Il quinto pilastro del metodo Urban Boudo è forse uno dei più trascurati in tutto il mondo della difesa personale: la gestione del dialogo.
È sorprendente come questo aspetto venga sottovalutato da quasi tutti. Pochi si rendono conto che per aggredire qualcuno, l’aggressore deve prima avvicinarsi. E come fa ad avvicinarsi? Nel 90% dei casi usa proprio tecniche di dialogo.
Il dialogo come arma dell’aggressore
Vari studi hanno dimostrato che le tecniche di dialogo usate dagli aggressori riescono a ingannare perfino molti esperti di arti marziali. Non perché questi non siano tecnicamente bravi, ma perché questo tipo di lavoro non fa parte del loro background tecnico o della loro cultura marziale.
Il dialogo è un’arma potentissima nelle mani dell’aggressore, che può usarlo per:
- Distrarti
- Farti abbassare la guardia
- Farti sentire al sicuro
- Spaventarti a morte e bloccarti
Il dialogo come nostra arma di difesa
Ma allo stesso tempo, il dialogo può diventare un’arma potentissima anche nelle nostre mani. Imparare a gestire il dialogo e a praticare quella che viene definita “difesa verbale” è importante quanto lavorare sulla prevenzione.
Questo perché, a livello statistico, le cose che più probabilmente metterai in atto in una situazione reale sono proprio:
- La prevenzione
- La gestione del dialogo
Questo vale per la maggior parte delle persone, a meno che tu non sia una “testa calda” che va a cercarsi guai per strada.
Perché i marzialisti falliscono nella difesa verbale
Molti praticanti di arti marziali, anche esperti, possono trovarsi in difficoltà di fronte a tecniche di manipolazione verbale. Questo accade perché nei tradizionali contesti di allenamento si lavora quasi esclusivamente sugli aspetti fisici del combattimento.
La capacità di riconoscere una minaccia che si avvicina attraverso il dialogo e di rispondere in modo appropriato è una competenza che richiede un allenamento specifico.
Come integrare la gestione del dialogo nell’allenamento
Un buon allenamento di difesa personale deve includere:
- Simulazioni di approcci verbali ostili
- Tecniche per mantenere la distanza di sicurezza durante un dialogo
- Strategie di de-escalation verbale
- Riconoscimento dei segnali di pericolo nel linguaggio dell’aggressore
- Frasi e toni di voce da usare in situazioni diverse
Non sottovalutare questo aspetto
Ti raccomando di non sottovalutare questo aspetto della difesa personale. La capacità di gestire efficacemente il dialogo potrebbe essere proprio ciò che ti evita di dover arrivare allo scontro fisico.
Ricorda: in una situazione reale, è molto più probabile che tu debba mettere in pratica abilità di prevenzione e gestione del dialogo piuttosto che tecniche fisiche di combattimento. Prepararti anche su questo fronte significa avere una difesa personale davvero completa ed efficace.
Sesto pilastro: la gestione della paura e dell’adrenalina

La paura e l’adrenalina è un vero e proprio mostro che combatte al fianco dell’aggressore e lo aiuta e per noi questo è un grande, un enorme problema perché ovviamente se noi non siamo capaci, non siamo abituati a gestire l’adrenalina e la paura rischieremo di andare in sindrome da pietrificazione.
Il nemico invisibile nelle aggressioni
Quando ti parlavo della capacità di adattamento, ho accennato a un nemico invisibile che è sempre presente in ogni aggressione: la paura e l’adrenalina. Questo è un vero e proprio “mostro” che combatte al fianco dell’aggressore e lo aiuta a sopraffarti.
Per noi, questo rappresenta un enorme problema. Se non siamo capaci di gestire l’adrenalina e la paura, rischiamo di andare in quella che gli esperti chiamano “sindrome da pietrificazione”. Ti sei mai chiesto perché alcune persone rimangono immobili durante un’aggressione? È proprio questo il motivo.
La sindrome da pietrificazione: quando il corpo ti tradisce
La sindrome da pietrificazione è una risposta naturale del corpo a situazioni di estremo pericolo. Il tuo corpo si blocca, non riesci a muoverti né a reagire. È come se il tuo cervello andasse in cortocircuito.
Questo blocco può essere fatale in una situazione di difesa personale. Se non riesci a reagire, non puoi difenderti. E se non puoi difenderti, rischi di farti fare molto male perché non sarai in grado di gestire l’aggressione.
Metodologie di allenamento specifiche
Per evitare questo blocco, è necessario allenare il corpo e la mente a gestire la paura e l’adrenalina. Non basta conoscere le tecniche di difesa: devi essere in grado di metterle in pratica anche quando sei sotto stress estremo.
Per questo motivo, nel metodo Urban Boudo, ho sviluppato metodologie di allenamento specifiche che ti insegnano a gestire la paura e l’adrenalina. Non sono sempre quelle che vedi in giro, come quelle dove c’è un grande sforzo fisico o persone che ti urlano mentre fai i piegamenti e poi ti fanno fare il lavoro tecnico.
I limiti degli esercizi tradizionali
Gli esercizi tradizionali sono esercizi sotto stress indotto, prevalentemente fisico. Questo è solo uno dei metodi di “inoculazione dello stress” (brutto termine, ma funziona bene per spiegare il concetto).
Il problema è che lo stress in una situazione reale non è solo fisico. Lo stress può essere:
- Fisico (stanchezza, dolore, mancanza di respiro)
- Psicologico (paura di fallire, preoccupazione per le conseguenze)
- Emozionale (paura per la propria vita, rabbia, confusione)
Un approccio completo alla gestione dello stress
Nel metodo Urban Boudo, ho sviluppato metodologie che ti permettono di essere sottoposto a tutti questi tipi di stress e, cosa più importante, di imparare a gestirli.
Questo approccio completo ti prepara molto meglio a una situazione reale rispetto a un allenamento che si concentra solo sullo stress fisico. Ti insegna a mantenere la calma e la lucidità anche quando tutto dentro di te sta urlando di scappare o di bloccarti.
La preparazione mentale come componente essenziale
La preparazione mentale è una componente essenziale della difesa personale che spesso viene trascurata. Non basta essere forti o conoscere molte tecniche: devi anche avere la forza mentale per metterle in pratica quando sei sotto pressione.
Questo tipo di allenamento richiede tempo e dedizione, ma i risultati sono straordinari. Una volta che avrai imparato questi fondamenti della gestione dello stress e della paura, sarai pronto per il settimo pilastro: l’allenamento in scenario o simulazione.
La gestione della paura e dell’adrenalina è un elemento cruciale che può fare la differenza tra una difesa efficace e un fallimento totale. Non sottovalutare mai l’importanza di questo aspetto della tua preparazione.
Settimo pilastro: l’allenamento in scenario

Proprio come nei giochi di ruolo se la simulazione è strutturata bene tu non riesci più a percepire la differenza fra simulazione fra gioco e realtà. La tua mente non percepisce questa differenza e quindi per te è esattamente come vivere una situazione reale in un contesto protetto.
Cos’è l’allenamento in scenario
Siamo arrivati al settimo e ultimo pilastro del metodo Urban Boudo: l’allenamento in scenario o simulazione. Questo è forse l’elemento più potente e rivoluzionario dell’intero metodo.
Ma di cosa si tratta esattamente? L’allenamento in scenario è una pratica che si svolge:
- In strada (non in palestra)
- Con vestiti normali (non in uniforme da allenamento)
- Simulando una vera aggressione
È come un gioco di ruolo dove mettiamo in scena una possibile aggressione, ma con regole ben precise e protocolli di sicurezza.
Il “redman”: un aggressore protetto ma realistico
In queste simulazioni, l’aggressore viene chiamato in gergo tecnico “redman”. Questa persona è completamente coperta di protezioni ed è pronta a ricevere colpi veri.
La cosa fondamentale è che il redman non si comporta come un partner di allenamento collaborativo. Al contrario:
- Si muove come un vero aggressore
- Non è collaborativo
- Usa strategie di dialogo per confonderti
- Cerca di metterti paura
- Fa di tutto per metterti in difficoltà
Un ambiente controllato ma realistico
Nonostante il realismo, queste simulazioni avvengono in un contesto protetto. Ci sono:
- Regole precise
- Protocolli di sicurezza
- Persone esperte che supervisionano
Questo ti permette di provare a difenderti in una situazione molto simile alla realtà, ma senza i rischi di un’aggressione vera.
La potenza psicologica della simulazione
Alcune persone, quando sentono parlare di simulazione, hanno due reazioni opposte:
- “Suona spaventoso e troppo intenso”
- “È una sciocchezza, tanto so che è tutto finto”
Ma la verità è sorprendente. Se la simulazione è strutturata bene, il tuo cervello non riesce più a percepire la differenza tra simulazione e realtà. La tua mente reagisce come se fosse una situazione reale.
È esattamente come nei giochi di ruolo ben fatti: vivi un’esperienza che il tuo cervello processa come reale, pur essendo in un contesto protetto.
I rischi di simulazioni improvvisate
Devo fare un avvertimento importante: non improvvisare mai simulazioni di questo tipo. Non partire a fare simulazioni solo perché hai visto un video o letto questo articolo.
Ti parlo per esperienza personale: ci ho messo anni per imparare a fare le simulazioni in modo sicuro ed efficace. All’inizio ho fatto molti errori, perché in Italia non c’era nessuno che le faceva. Ho dovuto studiare, provare, mettermi in gioco anche in contesti internazionali.
Solo dopo molto lavoro io e i miei collaboratori siamo riusciti a sviluppare protocolli sicuri per le simulazioni.
I pericoli di una simulazione mal strutturata
Se fatta male, una simulazione può essere più dannosa che utile. I rischi includono:
- Lesioni fisiche
- Traumi psicologici
- Apprendimento di reazioni errate
- Falsa sensazione di sicurezza
La simulazione va strutturata con grande attenzione e competenza, altrimenti può creare più problemi di quanti ne risolva.
Un approccio completo alla difesa personale
Questi sette pilastri che ho descritto non sono solo la base del metodo Urban Boudo. Sono elementi che dovrebbero essere presenti in qualsiasi metodologia seria di difesa personale.
Un approccio così strutturato rende la difesa personale potenzialmente accessibile a chiunque, perché non ci sono limitazioni fisiche insormontabili. Non serve essere atleti o avere doti fisiche eccezionali.
Ma c’è un “ma”: non tutti sono disposti a mettersi in gioco a questo livello. Richiede impegno, costanza e la volontà di uscire dalla propria zona di comfort.
La differenza tra illusione e preparazione reale
È per questo che spesso i corsi seri e strutturati hanno meno seguito rispetto a quelli che ti vendono l’illusione di imparare a difenderti senza fatica.
Ma la differenza emerge nel momento del bisogno: se ti trovi in un contesto reale, i metodi superficiali ti lasciano impreparato. Solo un allenamento completo, che include tutti e sette questi pilastri, può darti gli strumenti per affrontare davvero una situazione di pericolo.
L’allenamento in scenario è la prova del nove, il momento in cui tutto ciò che hai imparato viene messo alla prova in condizioni il più possibile simili alla realtà. È la chiusura del cerchio che rende completo ed efficace il tuo percorso di difesa personale.
L’importanza di un approccio completo alla difesa personale
Se vuoi davvero imparare a difenderti o capire un po’ come funziona un’aggressione strada capire tutto quello che è questo mondo cerca istruttori seri e ce ne sono là fuori che seguono questi protocolli seguono questi sette pilastri magari in maniera differente però I fulcri devono essere questi sennò rischi grosso.
Siamo arrivati alla fine di questo viaggio attraverso i sette pilastri del metodo Urban Boudo. Ti ho mostrato un approccio completo alla difesa personale che va ben oltre le semplici tecniche di combattimento.
Questi sette pilastri – prevenzione, preparazione atletica specifica, semplicità, capacità di adattamento, gestione del dialogo, gestione della paura e allenamento in scenario – sono fondamentali per chiunque voglia davvero imparare a difendersi in modo efficace.
La cosa bella è che questo metodo è potenzialmente alla portata di tutti. Non serve essere atleti o avere doti fisiche straordinarie. Serve invece impegno, costanza e la volontà di mettersi in gioco a tutti i livelli.
Se vuoi davvero imparare a difenderti o capire come funziona un’aggressione in strada, ti consiglio di cercare istruttori seri. Ci sono molti bravi professionisti là fuori che seguono questi protocolli e questi sette pilastri, magari in maniera differente, ma i punti cardine devono essere questi. Altrimenti rischi grosso.
La differenza tra un corso serio e uno che vende solo l’illusione di saper difendersi emerge nel momento del bisogno. Quando ti trovi in un contesto reale, i metodi superficiali ti lasciano impreparato. Solo un allenamento completo può darti gli strumenti per affrontare davvero una situazione di pericolo.
Se hai domande o dubbi, ti invito a lasciare commenti, a contattarmi sui social “new urb budo” oppure a scrivermi un’email a eugeniodojo@shinsui.com. Il Dojo Shinsui è il mio quartier generale ad Alessandria, il mio dojo dove ci alleniamo.
Se non hai domande, bene, vuol dire che sono stato chiaro. Se invece hai delle curiosità, contattami pure.
Ricorda: la vera difesa personale è un percorso completo che coinvolge corpo e mente. Mantieni alta l’attenzione e continua a praticare. La tua sicurezza vale questo impegno.