Nel mondo della difesa personale e delle arti marziali moderne, la capacità di reagire in modo efficace durante un’aggressione è fondamentale, specialmente per chi si avvicina a queste discipline con l’obiettivo di proteggersi nella vita quotidiana. Eugenio Credidio, istruttore e fondatore del metodo Urban Budo, affronta uno degli argomenti più importanti ma spesso trascurati: come trasformare una strategia prettamente difensiva in un’azione proattiva e risolutiva, prendendo spunto dalla celebre formazione militare romana della testuggine.
I problemi dello scudo
Dopo anni di pratica e insegnamento, ho notato che molti praticanti, soprattutto quelli che arrivano dagli sport da combattimento, evidenziano sempre lo stesso problema con la posizione di scudo. Certo, è efficace nel proteggere dai colpi, ma c’è un grosso limite: ti relega in uno stato di passività che può diventare pericoloso.
Chi si difende con lo scudo resta spesso fermo, subendo l’iniziativa altrui senza mai prendere davvero il controllo della situazione. È come se il cervello ti dicesse: “Io subisco, lui mi attacca”. E questo, credimi, non è il massimo quando si tratta della tua incolumità.
Riconosco apertamente questo limite perché l’ho vissuto sulla mia pelle: essere bravi nello scudo non basta. La vera crescita arriva quando hai il coraggio – e soprattutto la tecnica – di rompere questa dinamica vittima/aggressore e prendere il comando dell’azione.
La testuggine
Ecco dove entra in gioco quello che io chiamo “la testuggine”. Hai presente i soldati romani? Univano i loro scudi sopra e davanti, e avanzavano compatti anche sotto una pioggia di frecce e lance. Questa è l’idea: trasformare lo scudo statico in un sistema dinamico di avanzamento.
Nella difesa personale, questo significa accorciare la distanza con il tuo aggressore ad ogni colpo ricevuto. Invece di arretrare, avanzi. Sembra controintuitivo, lo so, ma ti spiego perché funziona.
L’obiettivo è triplice:
Primo: ridurre la potenza dei colpi ricevuti Quando ti avvicini all’aggressore, diminuisci lo spazio che ha a disposizione per sviluppare colpi potenti. Un pugno o un calcio hanno bisogno di distanza per essere efficaci. Togliendo quella distanza, i suoi colpi perdono forza.
Secondo: invertire la dinamica psicologica Questa è la parte che più mi affascina. Chi si difende smette di essere una “preda” e, avanzando con decisione, inizia a intimidire l’aggressore. I ruoli si ribaltano. Lui si aspettava di vederti scappare, invece ti vede venire avanti. Questo spiazza, e molto.
Terzo: entrare in contatto ravvicinato Con i gomiti alti e la giusta postura, puoi sfruttare la chiusura della distanza per proteggerti meglio e prepararti a una risposta: clinch, proiezioni, colpi ravvicinati. Tutto diventa possibile.
In più, c’è un bonus: chiudere lo spazio costringe l’aggressore a dover lottare “d’appoggio”, situazioni in cui la sua eventuale superiorità fisica o tecnica viene drasticamente ridotta. È matematica: meno spazio, meno vantaggi per chi attacca.
Superare la zona di comfort: adrenalina e allenamento graduale
Ora, non ti nascondo che questa tattica – andare volontariamente contro i colpi – va contro ogni istinto naturale. Il cervello ti urla “scappa!”, ma tu devi fare il contrario. Genera paura, disagio, adrenalina a palate.
Per questo ho sviluppato un approccio che chiamo “intelligente” all’allenamento. Si parte piano, con colpi controllati e lenti. Magari usando elastici, focus pad, tutte le protezioni del caso. L’idea è acquisire sicurezza e gradualità, step by step.
Man mano che la fiducia cresce, puoi aumentare l’intensità. Sempre mantenendo la sicurezza come priorità numero uno, sia chiaro. Non stiamo parlando di fare gli eroi.
Le simulazioni che faccio prevedere in palestra includono sempre momenti di clinch e rottura della distanza. Preferibilmente con la supervisione di istruttori preparati, che possano correggere errori in tempo reale e mantenere alta l’attenzione su quello che si sta facendo.
Chiusura vs apertura
Non sono uno di quelli che dice “il mio metodo è l’unico”. Riconosco che esistono altre metodologie valide. Però, dalla mia esperienza, la testuggine fortemente chiusa – gomiti alti, corpo raccolto – offre una sicurezza maggiore contro sequenze multiple di colpi, rispetto ad approcci più aperti.
Questo me lo confermano sia la mia esperienza personale che quella condivisa con i miei allievi in palestra. Raramente in una vera aggressione subisci un singolo colpo pulito. Quasi sempre arrivano rafiche, combinazioni, sequenze. Saper gestire flussi improvvisi e ripetitivi è fondamentale.
Consigli pratici e sicurezza prima di tutto
Sull’equipaggiamento: guantoni, guantini, gomitiere e caschetto non sono optional. Sono indispensabili per allenarsi in modo efficace e sicuro. Ho visto troppi infortuni evitabili per non insistere su questo punto.
Sulla variabilità: ogni praticante dovrebbe sperimentare e trovare il metodo più adatto a sé. Io ti racconto la mia esperienza, ma tu devi trovare la tua strada. Sempre, però, sotto la guida di un istruttore qualificato.
Sul feedback: confrontarsi con il proprio maestro, partecipare a seminari, restare aggiornati. Queste sono azioni essenziali per una crescita tecnica e personale. La difesa personale è un campo in continua evoluzione, e chi si ferma rischia di rimanere indietro.
La mia conclusione
La testuggine, per me, non è solo una tecnica difensiva. È un atteggiamento mentale: quello di chi non vuole più subire, ma vuole essere protagonista della propria sicurezza.
Sperimentando questa strategia e curando ogni dettaglio – dalla gradualità dell’allenamento all’utilizzo delle protezioni – puoi trasformare davvero il modo in cui ti approcci alla difesa personale. Renderla più attuale, più efficace, più “umana”.
È una strada che richiede impegno, lo ammetto. Ma i risultati che ho visto nei miei allievi e che ho sperimentato personalmente me lo confermano ogni giorno: ne vale la pena.
Buona pratica e… ci vediamo sul tatami!